Ai margini del mondo, là dove si esercita la solitudine, là dove emergono le grandi questioni, l’anima pesa ; qui, come punto d’appoggio, palpabile è la carne da cui non posso sottrarmi. Qualora gli sguardi si assentano, quando vedere non implica più di essere visto, quando l’altro smette di farmi fronte, smette di rivelarmi, svaniscono le evidenze. L’occhio ribaltato, buio viscerale. C’è un tempo del ritiro, un tempo sospeso in cui la prova di sé è quella di un sentire radicale.
«Sentire se stessi» è il gesto inaugurale di questo progetto, che tenta di andare alla radice delle sfide assunte da una vita carnale, una condizione fisica costretta alla pesantezza. La corporeità viene affrontata da un punto di vista intimo e al contempo fondamentale, quando affiora il tormento originario dell’essere, l’essere incarnato. La solitudine del corpo proprio si fa eco dell’assolo, in cui l’atto performativo viene contemplato attraverso la sua capacità a porre la questione dell’esistenza “en retrait” (locuzione avverbiale francese) Lo stare all’indietro rispetto ad una realtà di riferimento.
Essersi sottratto ad una postura di primo piano.
Ai margini del mondo, là dove si esercita la solitudine, là dove emergono le grandi questioni, l’anima pesa ; qui, come punto d’appoggio, palpabile è la carne da cui non posso sottrarmi. Qualora gli sguardi si assentano, quando vedere non implica più di essere visto, quando l’altro smette di farmi fronte, smette di rivelarmi, svaniscono le evidenze. L’occhio ribaltato, buio viscerale. C’è un tempo del ritiro, un tempo sospeso in cui la prova di sé è quella di un sentire radicale.
Laura Simonet (Saint-Etienne, 1992) è una scenografa, coreografa e performer francese, vive e lavora a Napoli. La sua ricerca visiva e performativa esplora i rapporti di risonanza tra corpo spazio e luce e indaga le dimensioni del sentire e del vissuto corporeo, portando l'indagine ai limiti del sensibile. Il suo approccio si struttura anche attraverso una pratica in situ in stretta connessione con lo spazio architettonico.

Un ciclo di appuntamenti sulla fotografia rivolto ad appassionati, neofiti e professionisti alle prime armi, che vogliano indagare come un mezzo tecnico, analogico o digitale che sia, possa riuscire a tradurre e comunicare un linguaggio estremamente sensoriale.

Diomedi Mattia è un videoartista, scenografo e lighting designer italiano. Studia scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera e lighting design all'Accademia del Teatro alla Scala, dove insegna anche la tecnica di produzione multimediale per il master in scenografia e lighting design.

Il monologo è un lungo discorso fatto da una persona che, talvolta, può farti sbadigliare dalla noia. La parola deriva dalla radice greca "monologos" e si traduce in "parlare da solo".

Che cosa è necessario? Che cosa voglio dire?
CARNE ESPANSA è una palestra in cui ci sia allena senza vista, esplorando la sensibilità e la percezione come materia viva. Una palestra aperta a chi vuole approfondire un mezzo espressivo, entrarci in conflitto, per cercare cosa si vuole dire davvero.

Arrivano Roberto Zappalà, Maud De La Purification e Alessandro Pontremoli per un talk che intreccia sguardi e linguaggi diversi: la visione coreografica di Zappalà, la presenza e la sensibilità interpretativa di De La Purification, e l’approccio critico e storico di Pontremoli. Seguirà un talk con Zappalà e Pontremoli sul linguaggio e la presentazione del libro del coreografo. Un incontro pensato come una conversazione aperta, per attraversare insieme il lavoro, le idee e le domande che stanno dietro la scena, tra creazione, corpo e immaginario contemporaneo. A seguito
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